Pytt, la mia prima Maestra di Tai Chi

Qualche giorno fa una foto ha fatto riaffiorare in me dei ricordi….
Posso dire di aver avuto l’onore durante la mia vita di danzatrice di studiare tra i tanti maestri con grandi artisti come Carolyn Carlson e Alvin Nikolais, di conoscere la magica Martha Graham e la grande Pina Bausch, ma oltre ai grandi della danza colei che ha instillato la scintilla destinata a durare per tutta la vita è stata la prima donna a portare in occidente il Tai Chi: Gerda (Pytt) Geddes
Ricordo ancora nitidamente un momento del 1986. Ero da poco arrivata al The Place, trasferitami a Londra per perfezionare la mia formazione di danza… stavo seduta timidamente in un angolo della caffetteria della scuola, sorseggiando un annacquato caffè nella pausa tra una lezione e l’altra, quando un personaggio affascinante attraversò il salone… vestita di bianco, camminava lentamente ma sembrava volasse…era magica! Gerda Geddess, Pytt come amava farsi chiamare a scuola, era la maestra di Tai Chi.
Non capivo cosa di lei mi attraesse, allora avevo venti anni e lei quasi settanta; una luce brillava al suo passaggio, emanava un’aura di profondità e serenità,. Pensavo che ciò fosse dovuto al passato di danzatrice, col tempo capii che lo spazio luminoso che riusciva a creare intorno a sé era dato dalla sua profonda energia.
Probabilmente proprio in quel momento è nata la mia necessità di ricercare l’energia profonda oltre il gesto, oltre il movimento, oltre la danza. Aspettavo per tutta la settimana quella lezione di Tai Chi nella scuola dove lezioni di balletto, danza contemporanea, musica composizione coreografia erano la quotidianità. Un momento di pace senza ansia da prestazione o competizione… Stavo scoprendo il Tai Chi da una pioniera in occidente, ma allora non lo sapevo. Capivo poco, il mio inglese era pessimo…eppure sentivo che c’era un segreto in lei.
Studiosa e ricercatrice del movimento, recatasi in Cina per seguire il marito, Gerda Geddes iniziò a studiare Tai Chi a Shanghai in un periodo in cui pochissime donne di qualsiasi nazionalità erano in grado di studiare quest’arte. Nel suo libro racconta che durante una passeggiata all’alba si imbatté in un vecchio che eseguiva la forma. Mentre guardava, provò sensazioni di luce ed energia e una crescente convinzione che quello era ciò che stava cercando. Era estremamente difficile per un occidentale trovare un maestro di Tai Chi e virtualmente inaudito per una donna. Gerda persuase Choy Hawk Pang, allievo di Yang Chengfu, ad insegnarle. Quando la sua famiglia lasciò definitivamente l’Estremo Oriente nel 1958, divenne la prima europea a portare il Tai Chi in Gran Bretagna. Negli anni ’60 iniziò a condividere le sue conoscenze insegnando ballerini a Londra, monaci contemplativi nel Sussex, accademici a Cambridge e una miscela intrigante di artisti, scrittori, dottori, hippies e semplici curiosi che si presentavano alle sue lezioni. Per quasi trent’anni ha insegnato lezioni di Tai Chi al The Place, la sede della London Contemporary Dance School, dove io ho avuto l’onore di conoscerla.
Anni fa la curiosità sul movimento che non fosse fine a se stesso mi ha portato a leggere autori come Reich e Lowen; solo in seguito scoprii che Pytt aveva addirittura collaborato con loro. Non era stata solo una ballerina: era già alla ricerca dell’essenza ancor prima di incontrare il Tai Chi.
Ho letto recentemente una intervista a Gedda e mi sono ritrovata moltissimo nel suo racconto, Nonostante fosse allieva di Mary Wigmann quindi già abituata alla danza destrutturata , passionale, finalizzata ad esprimere emozioni e non tecnica pura, ebbe difficoltà a disimparare tutto ciò che sapeva come danzatrice. Cambiare gli schemi di movimento è stato difficilissimo anche per me “finché non ho capito la necessità di lasciar andare. Questo lasciar andare e ripensare tutto il mio corpo è stato il modo migliore per cominciare ad imparare”.
In un certo senso una sorta di connessione spirituale del corpo che danza attraverso il Tai Chi è quello che muove anche me. Più di 20 anni fa ho cominciato a seguire il Maestro Carlo Lopez e attraverso l’Itcca anche il Gran Maestro Chu King Hung, ma mi piace pensare a Gerda Geddes come il mio modello; una danzatrice alla ricerca di qualcosa di profondo e la sua storia è più simile alla mia …ad un certo punto della vita dopo l’incontro con il Tai Chi vivere in un modo sano ed equilibrato e potersi dedicare ai figli divenne anche per lei più importante della carriera.
La notizia della sua morte nel 2006 non fui addolorata…lei era sicuramente pronta: I vecchi taoisti dicono che quando diventi un saggio puoi decidere quando è il momento giusto per te di lasciare questa vita e lei stessa scrisse nel suo libro “Alla ricerca dell’ago d’oro”: “Continuiamo a crescere sempre più in profondità e tutto ciò che dobbiamo fare è salire sulla cima della montagna e volare”.

di Donella Bucca
l’intervista di cui parlo: Gerda Geddes – taiji-forum.com/tai-chi-taiji/tai-chi-interviews/gerda-geddes/

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