La dolce determinazione

​In questo tempo, le anime più sensibili hanno compreso che ci è richiesto un cambiamento di rotta.
Il nuovo anno ci trova stanchi e delusi, ma abbiamo cominciato a farci domande sull’esistenza e sul significato della vita.
La risposta starà nell’avere la forza di fare scelte coraggiose, di rivendicare le proprie idee anche se sono incomprensibili dagli altri, ritrovare la propria etica, riscoprire la filosofia e cominciare davvero a cambiare il mondo, partendo dalle proprie piccole scelte quotidiane.
Ci sono tanti modi per arrivare a sé stessi. Il Tai Chi è un mezzo, perché attraverso l’esercizio costante risveglia l’energia sopita, l’attenzione, il pensiero critico; allo stesso tempo è il fine, in quanto in se stesso unione degli opposti, armonia e continuo scambio e movimento e quindi è unità.
Da poco riconosciuta come patrimonio culturale immateriale dell’umanità, questa arte della meditazione in movimento porta simultaneamente all’interno e all’esterno del corpo, pur senza perdere il contatto con la realtà delle cose e degli avvenimenti del mondo.
Come dico spesso, al di là di cosa è giusto o sbagliato, al di là di ciò che è bene o male, il Tai Chi allena a fare la scelta più efficace, ad avere simultaneamente la velocità fisica e mentale di prevedere le conseguenze e dunque agire al meglio.
Oltre a tutti i benefici confermati dalla scienza come azione sullo stress, sul prevenire le cadute, sulla memoria e sul battito cardiaco e il respiro; lo scopo del Tai Chi è illuminare la strada e insegnare a fare consapevolmente un passo dopo l’altro, gestire spazio e tempo.
Allenarsi e praticare quotidianamente a stare sulla linea che separa lo Yin e lo Yang, non significa stare in mezzo e non fare mai delle scelte, ma significa saper equilibrare luce e buio.

 

Nella sequenza della Forma non si sta mai con il peso su due gambe (tranne all’inizio e alla fine di ogni parte) ma si decide di stare su una gamba o sull’altra, di fluire da destra a sinistra, avanti o indietro tra pieno e vuoto. Questa pulizia del movimento, nella consapevolezza che corpo e mente sono uno, affina l’intenzione, chiarifica la direzione e illumina la strada da percorrere. Si impara ad ascoltarsi, dapprima i muscoli, poi lo scheletro e poi l’anima e nello stesso tempo essendo un’arte marziale, si apprendono le strategie di combattimento. Con morbidezza e cedevolezza si impara a raggiungere il proprio scopo, che è molto più che atterrare un avversario, ma acquisire i mezzi per poter affrontare le battaglie della vita.
Il Tai Chi, dunque è una delle arti che può allenare a una visione più limpida.
Certo, il rischio è che poi non ci si riconosca più nel mondo in cui viviamo…ed è lì che comincia la ribellione! Avere il coraggio di fare scelte che agli occhi di tutti sono folli, che non seguono il profitto e la convenienza ma vanno controcorrente.

 

Questa secondo me è la profonda bellezza di questa arte: nel movimento del corpo un esercizio per l’anima.
​Il Tai Chi praticato consapevolmente e non solo come tecnica di combattimento o peggio di rilassamento, è un ponte tra l’idea e la sua realizzazione, tra ideale e reale e tra visibile e invisibile. Praticare insegna, navigando tra gli elementi, a fluire tra Yin e Yang e attraversare l’esistenza con dolce determinazione.

 

 

Tratto da : Poetica del Tai Chi , appunti di tai chi immaginale di Donella Bucca
art: acquerello di Donella Bucca

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