
Manifesto del Tai Chi Immaginale
Definisco il mio modo di trasmettere ciò che ho appreso Tai Chi Immaginale.
Non è una tecnica inventata, né una forma alternativa al Tai Chi tradizionale: è piuttosto un modo di attraversarlo, di viverlo, di insegnarlo. È il risultato di anni di pratica, di incontri, di studi, ma soprattutto di trasformazioni interiori.
Il mio insegnamento è filtrato da ogni mia esperienza, professionale e personale, da ciò che ho ammirato e anche da ciò che non ho voluto diventare. Ho lasciato che il Tai Chi passasse attraverso di me, che mi lavorasse dentro, che mi cambiasse. E a poco a poco, ciò che era disciplina è diventato linguaggio; ciò che era forma è diventato poesia.
Nonostante questa elaborazione personale, rimango profondamente fedele alla Forma Yang così come mi è stata trasmessa dal Maestro Chu King Hung.
Per me, quella forma è sacra: è una preghiera con il corpo, un codice simbolico da custodire e onorare, passo dopo passo, respiro dopo respiro. Non ne altero la struttura né la sequenza: ogni gesto ha un senso, ogni passaggio una radice, ogni silenzio un significato.
La Forma, per me, è un varco. È il passaggio dal nulla all’esserci. È il momento in cui, con un respiro, si apre il mondo: inspirare, espirare, nascere e rinascere. È in quel respiro che Yin e Yang cominciano a separarsi e a incontrarsi, a danzare e fondersi. È lì che prende vita il Tai Chi: nella pulsazione sottile tra visibile e invisibile, tra cielo e terra, tra sé e l’universo.
Il Tai Chi Immaginale è un cammino in equilibrio.
Un ponte tra opposti, tra maschile e femminile, tra azione e contemplazione, tra il gesto e il suo senso. È una via poetica e marziale al tempo stesso, una pratica che ti allena a sentire: il respiro delle cellule, il vento sugli alberi, il mare nel petto.
Il termine “Immaginale”, così come lo intendevano Henry Corbin e poi James Hillman, non ha nulla a che fare con l’immaginario o la fantasia. È una realtà intermedia, uno spazio sottile e reale, dove visibile e invisibile si incontrano.
È quello che io sento quando pratico: uno spazio/tempo sospeso, una soglia tra mondi. È il luogo in cui l’anima immagina e crea, in cui l’archetipo prende forma nel gesto, in cui la marzialità si fa poesia.
Il Tai Chi, nella sua essenza, è proprio questo: un’arte di armonizzazione, di dissoluzione della polarità. Praticarlo significa imparare a stare nella tensione tra gli opposti, senza volerli risolvere, ma ascoltandoli, contemplandoli, integrandoli.
È una via di conoscenza che non passa dalla mente né dai libri, ma dal corpo e dalla presenza.
È pratica, respiro, ascolto, dedizione.
È una disciplina che ti insegna a lasciare andare, a fluire, a trasformarti. Una danza cosmica tra Yin e Yang, atto poetico che nasce dal silenzio, cammino iniziatico che parte dal respiro e arriva all’anima, un’arte trasformativa che unisce alchimia, simbolo, filosofia e gesto.
Questo manifesto è il mio modo di dire grazie a questa disciplina che mi accompagna da più di trent’anni.
E di invitare chi lo legge a diventare, a sua volta, Cercatore di Armonia.
Benvenuti nello Spazio del Tao, benvenuti nel cammino del Tai Chi Immaginale.
Donella Bucca è fondatrice e presidente dell’associazione Lo Spazio del Tao, ha un passato come danzatrice professionista, è maestra di Tai Chi , Qi Gong e Meditazione, studiosa di medicina cinese ed alchimia taoista e autrice del libro: “Poetica del Tai chi, appunti di Tai Chi Immaginale”.
Acquerello dell’autrice